Ecco come voi smanettoni interpretate
e descrivete l’entrata in piega, un momento magico che solo noi motociclisti
possiamo capire.
Ok signori...il momento più
bello dell'andare in moto è quello della piega; più si piega più è
bello.
Ma come si fa a piegare? O
meglio come si fa a sentire il limite di aderenza?
Indubbiamente il contatto
gomma-asfalto viene trasmesso attraverso la senzazione che possiamo definire di
"pesantezza".
Quest'ultima si manifesta nella
resistenza della ruota a variare direzione. Faccioamo un esempio con le 4
ruote: Vi è mai successo di perdere aderenza sull'acqua in frenata o in curva?
In quell'istante lo sterzo
diventa leggero e le ruote assumono qualsiasi direzione con un minimo sforzo
sul volante.
La stessa cosa è la senzazione
di aderenza sulla motocicletta, le cui ruote nel momento in cui perdono
aderenza diventano leggerissime.
La qaulità di un
"manico" dipende dalla sensibilità con la quale avverte la senzazione
di leggerezza, limitando la piega (cioè limitando l'energia controsterzante sul
manubrio) o alleggerendo il gas prima che lo sterzo diventi eccessivamente
leggero (ciò avviene con la perdita di aderenza sia della ruota anteriore che
di quella post.). Dal momento che per tenere la moto in curva si esercita una
pressione di controsterzo un ritardo nell'alleggerimento della piega comporta
la "chiusura dello sterzo" (sottosterzo rispetto all'asse di
percorrenza) se è l'anteriore a scappare o il sovrasterzo se è il posteriore.
La perdita giunge sempre improvvisa, ma un "esperto" la sente
arrivare con anticipo, il che gli deriva non solo dalla sensibilità ma anche
dall'esperienza. Vi è tuttavia un metodo abbastanza facile per sentire la
possibilità di inclinazione e consiste nella staccata. Dal momento che in
frenata è possibile perdere aderenza per un tempo infinitesimamente più lungo
che in appoggio, la regola è questa: forzare la staccata al proprio limite e se
la ruota non scivolerà si cerca di trasformate in via più rapida possibile la
forza decelerante in forza centrifuga, ciò è più facile quando la manovra di
transito da moto dritta a moto piegata avviene rapidamente. Per apparente
paradosso dunque sente meglio l'aderenza chi dopo una staccatona sbatte la moto
in piega istantaneamente, piuttosto di chi stacca con troppa gentilezza e dopo
cerca il limite di aderenza concentrandosi nell'appoggio (con tutte le
eccezioni dovute ai vari stili di guida). Personalmente sono caduto solamente
nelle occasioni ove ho impostato la curva in piena accelerazione, invece che
dopo una staccata; in questo frangente poi la diminuzione del rotolamento della
ruota che lavora sulla spalla invece che al centro, determina una aumento
avvertibile dei giri motore, incrementando la botta di coppia
conseguente). E' ovvio che queste sono solo parole e la migliore scuola
resta la pratica, tuttavia quanto sopra può essere un piccolo aiuto per
una migliore conoscenza di come si comporta la moto in curva, e con
l'esperienza tali pensieri diventeranno automatismi
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Attenzione, lo vediamo subito se non siete motocilisti, scrivete solo se lo
siete.
Noi non parliamo con chi non è motocilista.